lunedì 18 febbraio 2013

Pensieri pre-compleanno

- Avere due fratelli più piccoli mi fa capire quanto sia importante lo studio, di come nulla vada buttato via perché il tempo è prezioso e di come la curiosità sia una gran fortuna per chi la possiede e una grande fatica per chi la coltiva.

 - Avere amici accanto che mi capiscono, apprezzano e supportano nonostante i miei limiti e le mie paranoie mi da la forza di amare sempre più e essere responsabile della grazia che mi è stata concessa.

- Avere 18 anni, 11 mesi, 29 giorni e, circa, 20 ore mi fa capire come il tempo voli alla velocità della luce, ma sia bello dire con serenità di cercar sempre di fare del proprio meglio, di prendere ogni scelta con coscienza e, nonostante le difficoltà, di essere felici della propria vita.

- Avere una strada mi fa sperare di individuarla sempre meglio, di delinearla, di sradicare le piante che possono farmi inciampare e di aver sempre più presente e nitida l'immagine di ciò che vorrei realizzare.






Non so perché ma a poche ore dal mio GENETLIACO (la parola del giorno) mi rendo conto di come la mia vita sia bella, insomma sono fortunata e un po' sciocca a non rendermene sempre conto.
Per diventare adulta mi hanno detto che devo affrontare le mie fobie, le mie insicurezze e le molte ansie, ma non è sufficiente conviverci? Conoscersi? E dare un senso ad ogni cosa?

Credo che certe cose in me non cambieranno mai: l'imbarazzo costante, il pensiero laterale continuo, l'emotività, l'essere distratta e goffa, l'ansia, l'altalenanza...
Certo è che mi conoscerò meglio, mi controllerò sempre più e saprò gestire la mia persona con maggior maturità.

Questo vuol dire crescere: non cambiare, ma conoscersi.




venerdì 15 febbraio 2013

La Viola del giardino del Re

 
LA VIOLA DEL GIARDINO DEL RE


Un re andò nel suo giardino e trovò alcuni dei suoi alberi morenti, fiori e cespugli stavano appassendo.
La quercia disse che stava morendo perché non riusciva a essere alta come il pino. Osservando il pino, il re lo trovò piegato perché non riusciva a sostenere i grappoli come la vite. E la vite stava morendo perché non era in grado di fiorire come la rosa. Infine trovò una viola, fresca e fiorente come sempre. Alla domanda del re, la viola rispose:
“Ho dato per scontato che, quando mi hai piantata, volevi una viola. Se avessi voluto una quercia, una vite o una rosa, avresti piantato quelle. Per cui ho pensato: visto che avevi piantato proprio me, dovevo fare del mio meglio per essere ciò che volevi. Io posso solo essere me stessa, e sto cercando di esserlo al meglio delle mie capacità”.

giovedì 14 febbraio 2013

Stefano Benni - geniale

AFFINITA'

Lei danzava sul tetto
lui a letto dormiva
lui andava a pescare
lei restava a stirare
lei aveva un'amante fisso
lui un pappagallino rosso
lei sognava spesso
lui no


Lei partì per l'Oriente
lui restò a pescare
lei tornò a stirare
lui fece finta di niente
lui si prese un'amante
lei un tranquillante
lui andava allo stadio
lei seguiva alla radio
lui fumava a catena
lei solo dopo cena
lui un giorno morì
lei no
 POESIODROMO
 
Un GATTO inseguiva un giorno un TOPO
lungo i versi di una piccola poesia
"Quattro parole ancora" disse il TOPO
"e verrò preso, se non scappo via"
ma nel dirlo si sentì sollevato
ché per dodici parole era scappato
mentre il GATTO vide scoraggiato
che di ventun parole era staccato
"Non mi prendi" disse il TOPO al GATTO
ma si pentì della frase pronunciata
ché a solo due lettere dal muso
vide passar felina una zampata
"GATTO feroce e maledetto" disse il TOPO
"tra me e te cinque parole metto"
"mi arrendo" disse il GATTO "o TOPO"
Mangiò le virgolette, poi la "o"
e dopo indovinate che mangiò...

venerdì 8 febbraio 2013

Di tutte le ricchezze - Stefano Benni

Buona sera miei cari lettori,

Da circa una settimana ho finito di leggere l'ultimo libro di Stefano Benni "Di tutte le ricchezze" regalatomi da dei miei cari amici a Natale. Finalmente ho trovato una serata in cui pensare tranquillamente a cosa più mi è piaciuto di questo racconto e a questo punto non mi resta altro che parlarvene.

Innanzitutto devo specificare: io ADORO Stefano Benni. Davvero, è uno dei miei scrittori contemporanei preferiti, mi piace un sacco il suo modo di scrivere. Quindi non mi poteva deludere, infatti in ogni piccolezza, in ogni dettaglio ha rivelato qualcosa di nuovo e nascosto che dava un tocco di magia alle vicende.

Il protagonista, un professore di mezza età, parla con gli animali di filosofia, aiuta i vicini di casa e fa loro da psicologo, è un grande osservatore e cultore d'arte. Un uomo completo, anziano e saggio che dopo una vita senza regole e con alcuni rimpianti decide di vivere in montagna in una cittadina fuori dal mondo; si dedica quindi alla poesia giocosa, a un poeta maledetto, il Catena, e a riflettere molto spesso su ciò che lo circonda.

Aspetto apprezzabile di Benni è la sintassi molto semplice e lineare e un lessico quotidiano, mi sorprende però come trasparisca sempre la cultura dello scrittore che in riferimenti piò o meno espliciti si collega a nozioni di letteratura, storia e filosofia.

Le cose che si potrebbero dire di questo libro sono davvero tantissime, ma non penso valga davvero la pena di commentarle una ad una perchè molto soggettive, posso però riassumere quelle per me più importanti in un chiaro ed efficace elenco puntato:


- Ogni animale del bosco aiuta il vecchio professore a riflettere sul suo passato e su ciò che vive, gli animali personificati portano con sé grandi conoscenze e virtù.
- Il libro è spesso inframmezzato da poesie giocose del professore e da poesie del poeta maledetto, il Catena. (Entrambi i tipi di poesia sono scritti dal nostro amato Benni)
- Ogni evento che viene raccontato è vista dal punto di vista del professore che spesso ironizza e mette in evidenza piccole cose che fanno capire il suo modo di ragionare, vedere il mondo e le persone.
- Vengono trattate molte tematiche e l'approccio è sempre molto diretto.
- Il racconto seppur semplice porta il lettore a voler saper come si concluderà la vicenda e la parte finale è davvero bellissima.
 Vi cito alcuni passi che mi sono piaciuti parecchio:

"Come vede, l'invidia fa parte della nostra vita di cosiddetti intellettuali. Ma col tempo passa. Da annichilente l'invidia diventa fertile, diventa il riconoscimento e la gratitudine per chi è più bravo di noi. Lei deve ancora conoscere questo cambiamento."

" Mi faceva pena. Ma la pena è facile da provare a rapida da dimenticare."

"Il bambino non sceglie la bellezza, per lui tutto è rivelazione, bellezza continua e indistinta."

 

Insomma, io sono forse un po' di parte ma vale davvero la pena di leggerlo, sopratutto se si riesce ad andare oltre alla semplice storia ed apprezzare la bellezza e l'attenzione per il particolare con cui Stefano Benni ha voluto ancora deliziarci.

A presto e con affetto,

Sara

"L'omino dei sogni" di Gianni Rodari

Quando ero alle elementari io e la mia classe abbiamo fatto un mini cartone animato su questa poesia. Ieri pomeriggio, sfogliando vecchi libri ho ritrovato la raccolta di filastrocche "Filastrocche in cielo in terra" di Gianni Rodari e me le sono rilette, una più bella dell'altra. E' meraviglioso pensare come i bambini si incantino ascoltando queste rime baciate, questi giochi di parole e immagino i mondi fantastici che stanno dietro tutto questo. L'infanzia è magica e l'innocenza che l'accompagna mi attrae inesorabilmente.
  


L’omino dei sogni 
che buffo tipetto!
Mentre tu dormi
senza sospetto
ti si mette accanto al letto
e ti sussurra una parola:
“Vola!”
E tu non domandi nemmeno
“con che?”

Uno due tre:
sei nell’arcobaleno,
aggrappato ad un ombrello,
e scivoli bel bello
dal verde al rosso al giallo,
e a cavallo
del blu
scendi giù, giù, giù…
Ecco il mare:
finirai con l’affogare!
Ma l’omino è lì apposta,
all’orecchio ti si accosta,
e ti sussurra : “Presto!
Ecco i banditi! Scappa lesto lesto!”
O cielo, i banditi
di nero vestiti,
con la maschera sul viso
e un satanico sorriso
tra quei baffoni…
Ti puntano i tromboni
e pum!
fanno pum! pum! pum!
Tu scappi, sei ferito
al naso oppure al dito,
e già ti manca il cuore,
sei preso, che orrore!
Macchè!
Non succederà nulla perché
l’omino dei sogni
ti salva con una parola.
Ecco, ti trovi a scuola
e non sai la lezione.
Una nuova emozione!
Eppure l’hai studiata
alla perfezione!
Possibile che già l’abbia scordata?
E’ colpa dell’ometto
bizzarro e malignetto
che mentre dormi si arrampica
sul tuo letto

e si diverte a farti sognare,
volare, scappare, disperare...
fin che la mamma viene
a scrollarti per bene,
a svegliarti, ch'è tardi...
E tu ti svegli, guardi
dappertutto, però
l'omino dei sogni non lo vedi:
forse di giorno sta sotto il comò!

giovedì 7 febbraio 2013

Fasi di uno studente nella scuola sbagliata

Assodato che secondo me è impossibile per un ragazzino di 14 anni conoscersi a tal punto da decidere cosa fare della propria vita e di conseguenza scegliere un istituto adatto a lui...

Vi elencherò le fasi che un povero studente deve passare dopo aver scoperto di aver sbagliato scuola.



fase 1 ) Odio. Lo sciagurato comincerà a odiare tutte le materie anche vagamente vicine a quelle di indirizzo. Un ragazzo del liceo scientifico odierà matematica e fisica, uno del ginnasio latino e greco e un ragazzo in un istituto tecnico commerciale comincerà ad odiare economia.



fase 2) Pianificazione. Lo studente inizierà a pensare di cambiare scuola, di stravolgere la sua vita con questo cambio repentino, difficile ma vitale; nel frattempo però si impegnerà in ogni modo per non andar male a scuola.

fase 3) Interiorizzazione. Lo studente ha deciso che fare un cambiamento del genere potrebbe essere devastante per il suo fragile cuore e decidere di continuare con l'indirizzo di studi, ma anno dopo anno si rende conto di come ogni materia, anche la più neutrale, sia sempre più corrotta da quelle "portanti". Depressione e delirio prendono forma nella sua mente.



fase 4) Rivoluzione. Lo studente ad un certo punto, portato all'esasperazione, fa la grande scelta: non studierà più tutto ciò che non è affine al suo modo di essere. In breve tempo però la rivoluzione viene sedata nel sangue: i brutti voti e l'orgoglio del nostro eroe non sono compatibili.



fase 5) Rassegnazione. Il nostro beniamino si piega alla dura legge della giungla... o, a meglio dire, del fato. Studia tutto bene e anche le materie odiate. Si trascina giorno dopo giorno maledendo la mattina in cui decise di iscriversi in quella dannata scuola.



fase 6) Epifania. Tutto comincia ad avere un senso. Il ragazzo capisce che nella sciagura della scelta sbagliata è cresciuto e ha vissuto cose che altrimenti non avrebbe mai fatto per predisposizione personale. Si sente illuminato e travolto da un'energia arcana e ultra terrena che lo spinge a dare il meglio di sé in tutto. Ormai lui ha capito, ha avuto la rivelazione, si rende conto che tutto torna nel disegno superiore della sua vita. Non desidera altro che finire le superiori, ma sa che gli è servito anche questo passaggio per essere quello che è.

fase 7) Noia. Passano i giorni e il potere galvanizzante dello studente illuminato va scemando. Si annoia, vuole andare all'università e passare le giornate facendo e studiando ciò che ama. Si sente fuori posto e desidera con ardore passionale la fine dell'anno scolastico, anche se spesso si accontenta di pomeriggi senza studio dove dilettarsi nelle sue passioni.


Vi chiederete se c'è una soluzione a tutto ciò... ma secondo me non c'è! Le 3 fasi finali (5/6/7) si ripeteranno fino alla fine della 5^ superiore senza possibilità di cambiamento. Gioia, Depressione, Noia, Euforia, Isteria, Malessere, Schizofrenia... tutto si alternerà in modo ciclico e continuo finché gli esami di maturità con la loro scarica di adrenalina porteranno via tutto e vi lasceranno un meraviglioso ricordo dei 5 anni passati.




Nel frattempo però c'è solo AGONIA.

martedì 5 febbraio 2013

"I dolori del giovane Werther" di J. W. Goethe

Johann Wolfgang von Goethe nacque nel 1749 a Francoforte. Fu drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e critico musicale tedesco. (riprendete fiato)Tra le sue opere più celebri troviamo “I dolori del giovane Werther” e “Faust” un poema drammatico su cui lavorò per sessant’anni, ma che lo porterà a essere considerato uno dei più importanti letterati della lingua tedesca e l’anima della modernità.
Goethe fu molto rilevante per la sua epoca, perché oltre a avere una produzione artistico-culturale notevole, appoggiò il primo movimento pre-romantico del XVIII secolo, lo
Sturm und Drang (Tempesta e impeto). Io ho letto I dolori del giovane Werther” un romanzo epistolare tipicamente romantico.

Caspar David Friedrich - Viandante sul mare di nebbia - 1818


Il personaggio principale del romanzo è Werther, il giovane artista borghese che scrive le lettere che compongono l’opera. Colto, raffinato e appassionato di arte e letteratura, ma insofferente nei confronti della società che a suo avviso blocca la libertà dell’animo umano. È un personaggio molto sensibile e innocente, seppur si lasci trasportare in modo impegnativo dai propri sentimenti. Dal testo non si comprendono le sue caratteristiche fisiche, quelle caratteriali invece sono facilmente intuibili anche solo dalle prime lettere indirizzate al suo fedele amico Guglielmo e poi nell’approccio con Carlotta, la ragazza di cui si innamorerà.
Lei a differenza di Werther sembra aver un animo semplice e sereno. Lui la descrive sin dall’inizio come la perfezione fatta donna, una figura idilliaca al di là del reale. Si dilunga in descrizioni sul suo aspetto (media statura, lunghi capelli scuri, occhi neri e lineamenti aggraziati); parla anche del suo portamento, dei suoi modi di fare, della sua eleganza e dolcezza. Il fatto che accudisca i suoi fratelli ci fa capire che sia una ragazza molto responsabile e matura. Capisce dal primo incontro con Werther che tra loro c’è qualcosa di speciale, ma rimane fedele al suo promesso sposo Alberto che in quel momento è in viaggio. Cerca di mantiene un bel rapporto d'amicizia con il nuovo conoscente per quasi tutta la durata della vicenda, fino a quando non è obbligata ad allontanarlo perché sente che lui non riesce più a controllare i sentimenti nei suoi confronti.
Alberto è il fidanzato di Carlotta. Il suo carattere si trova in netta contrapposizione con quello di Werther, essendo lui un tipico borghese che condanna la vena artistica, l’irrazionalità e la passionalità che sono invece ben presenti nell’animo del nostro protagonista. Alberto non dimostra in nessuna conversazione un’apertura mentale sufficiente a comprendere o cercare di comprendere l'animo di Werther e nemmeno pensa di modificare o mettere in discussione le proprie convinzioni. Il protagonista spesso si chiede se Alberto meriti l’amore di Carlotta, che però riconosce essere sicuro e stabile e differenza del suo.

Nelle prime lettere sono rimasta molto colpita e affascinata dalle descrizioni e dai pensieri di Werther. La dolcezza e la sublimità con cui contempla la natura mi trasmettono una grande serenità, ma i suoi pensieri sono preludio alla triste sorte che lo attende.
Nel corso della vicenda sono rimasta impressionata dal modo travolgente in cui Werther si innamora di Carlotta, dal modo in cui affronta e reagisce alle varie situazioni e mi ha molto scosso, la sua decisione finale e senza possibilità di ritorno. Infatti il tema del suicidio, molto comune nella narrativa romantica, è tornato anche nell’analisi di questo libro. Ho pensato molto alla motivazione che l’ha spinto a un tale gesto cercando anche di immedesimarmi in lui, ma sono giunta alla forse semplicistica conclusione che l’opera senza il suicidio finale non avrebbe avuto lo stesso significato.
Mi ha fatto molto riflettere anche la scelta che si è trovata a dover fare la giovane Carlotta, tra un uomo stupendamente romantico e passionale, ma inquieto e instabile, qual è Werther, e un uomo razionale, forse un po’ eccessivamente inquadrato, ma stabile e sicuro, come Alberto. Forse questo bivio mi ha colpito particolarmente perché la scelta della persona con cui condividere una vita è per l’appunto proprio una “scelta di vita” e Carlotta in questo caso mi sembra aver voluto ascoltare più la sua mente e il suo buon senso più che il proprio cuore e il proprio istinto.
I personaggi che più mi hanno colpito sono: Werther e Alberto, o forse meglio, il loro dualismo.
Werther è secondo me l’amante ideale, passionale e travolgente, romantico e sensibile, colto e raffinato. Alberto sembra invece sempre troppo razionale e troppo distaccato, attento più a ciò che è la prassi che a ciò che ritiene giusto. Si dimostra una persona molto ottusa, non capace di capire e immedesimarsi negli altri e senza un minimo di desiderio di confronto per crescere come persona.

La sintassi non è sempre chiare e lineari, forse proprio per far capire l’inquietudine e la mancanza di certezze e risposte di Werther. I registri linguistici utilizzati sono medio-alti, uguali per tutti i personaggi, essendo loro tutti della stessa classe sociale cioè borghesia settecentesca. Il lessico non è particolarmente difficile da comprendere e vi è un rilevante utilizzo di francesismi.
Secondo me, Goethe ha deciso di adottare questo stile perché voleva mettere in evidenza l’aspetto di Werther come uomo colto e amante dell’arte, ma voleva comunque mantenere la comprensibilità e la scioltezza che deve esserci in uno scambio epistolare.




Il libro mi è piaciuto davvero molto. Sin dall’inizio la narrazione cattura il lettore rendendolo partecipe del succedersi degli eventi e facendolo immedesimare in Guglielmo, l’amico che riceve le confidenze di Werther. L’opera affronta varie tematiche che contestualizzate possono essere, e per me sono state, punto di partenza per riflessioni di crescita personale. La lettura è scorrevole e piacevole, ma forse per comprenderne al meglio alcune sfumature e alcuni passaggi sarebbe meglio affrontarla due volte perché nella frenesia e, nel mio caso, nella discontinuità di tempo dedicatole sono convinta che si perda molto.

Incontro con Anna Achmàtova

Venerdì 1 febbraio. In biblioteca. Un dandy Veronese e un'inetta Trevigiana.

L'inetta non sa la sua data di nascita, ha perso il cartellino della biblioteca, non si ricorda quanti anni ha e dopo una quantità innumerevole di figuracce ride in modo nervoso e sgraziato mentre i poveri studenti cercano di studiare. Il dandy si porta appresso una valigia più grossa di lui, fa da supporto psicologico alla compagna e ride per le sue gaffe continue.
Finalmente però, alle ore 16.06, il compito dei due sciagurati è stato portato a termine.
L'hanno conosciuta. Lei, la "poeta" che accompagnerà l'inetta da qui a Luglio e che già da ora si è dimostrata essere un'amica intrigante e appassionante.

Da "VERSI DI MEZZANOTTE" 
 Tredici Versi

E finalmente pronunciasti la parola,
No, non come quelli... col ginocchio in terra,
Ma come chi di prigionia è scappato
E vede un sacro manto di betulle
Attraverso l'arcobaleno delle lagrime.
E intorno a te cantò il silenzio,
E d'un sole terso si schiarì il crepuscolo,
E il mondo per un attimo si trasformò,
E mutò stranamente il sapore del vino.
E persino io, destinata
Della parola divina ad essere l'assassina,
Quasi con devozione tacqui
Per prolungare la vita benedetta.

                                                                                                Anna Achmatova